venerdì 15 gennaio 2016

"Birdman" di Alejandro González Iñárritu


Siamo ufficialmente entrati nel periodo pre-Oscar. Ieri, 14 gennaio, sono uscite le nominations e come ogni anno ci sono state delle sorprese (in positivo ed in negativo) ma soprattutto c'è stata una vera e propria conferma: Alejandro González Iñárritu.
Eh si, perchè se quest'anno si poteva immaginare facilmente che il suo film, "The Revenant", avrebbe preso tante nominations (ben 12), l'anno scorso era quasi impossibile pronosticare che un film così fuori dagli schemi e controcorrente come "Birdman" ne avrebbe avute 9, ma soprattutto che avrebbe vinto 4 premi tra cui "Miglior Film", "Miglior Regia", "Miglior Sceneggiatura Originale" e "Miglior Fotografia".
Ladies and Gentlemen, per la regia di Alejandro González Iñárritu, "Birdman".

Sinceramente sono stato molto sorpreso che un film che attacca in maniera così violenta e allo stesso tempo in maniera così ironica e tagliente il Cinema, in particolar modo quello hollywoodiano, e tutto quello che lo circonda abbia avuto i riconoscimenti principali da parte dell'Academy.
Si, perchè questo non è solamente un film girato in maniera PERFETTA, con un'idea certamente non originale (il "finto" piano-sequenza dall'inizio alla fine), con un comparto tecnico che accompagna il film magistralmente e con dei tempi gestiti alla perfezione. Il vero punto focale è la tematica generale che permea questa pellicola: il sistema cinematografico nella sua interezza.
E' un film meta-cinematografico e di critica allo stato puro.
E' un film che critica aspramente i cinecomics che stanno monopolizzando la produzione cinematografica hollywodiana, e non a caso la scelta di Keaton nei panni di Riggan che per tutta la sua vita ha impersonificato il supereroe Birdman è perfetta, strizzando l'occhio ai Batman di Burton. Allo stesso tempo critica in maniera aspra lo star-system, ed infatti abbiamo un Edward Norton, attore primadonna ossessionato dall'idea che sul palco debba trionfare la vera verità e che si possa recitare nella vita vera e Naomi Watts, invece, che è ossessionata all'inverosimile dal successo. Critica, in maniera molto tagliente, la Critica stessa con Lindsay Duncan, che fa la parte di una critica teatrale il cui unico scopo è quello di stroncare lo spettacolo di Riggan senza neanche averlo mai visto, vivendo di preconcetti sul fatto che un attore, anche se molto meritevole oggettivamente, che ha fatto per una vita la parte di un supereroe non può fare uno spettacolo teatrale di alto livello.



"Birdman" fondamentalmente è un calderone di personaggi che sono in cerca di spettatori ancor di più che di un autore, e che sono pronti a vendere la propria anima per il proprio ruolo. E non è un caso che Riggan si distingue da questa massa, proprio perchè non si vuole (s)vendere, ma vuole entrare in questo cosmo per com'è lui, realmente. Gli interessi dei personaggi di Norton e della Watts non sono interessi personali, ma esplicite aspirazioni del pubblico, perchè fondamentalmente viviamo in un mondo in cui la cosa che conta di più sono i likes su Facebook o i followers su Twitter.
E alla fine, Riggan vola, e volerà, e questa volta non cadrà, accettandosi completamente per quello che è, e contemporaneamente riuscendo ad avere la stima da parte del mondo. Un finale magnifico che rivela la più profonda riconciliazione tra persona vera ed identità fittizia, tutto condito con un'inquadratura sul volto della figlia (una Emma Stone bravissima).
Chiaramente, niente di tutto ciò potrebbe essere vero, proprio come quell'interminabile piano-sequenza.

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